UN BUON USO DEL CELLULARE


Il numero delle utenze cellulari attive ha superato di parecchio il numero degli Italiani:  è inevitabile che buona parte del nostro comportamento quotidiano sia influenzata dall'utilizzo di questo piccolo oggetto, che ormai, peraltro, fa talmente di tutto da poter considerare le telefonate una funzione residuale.

Del telefonino (come dei device assimilabili, dai grandi smartphone ai tablet) una cosa fa davvero la differenza rispetto agli apparecchi con i quali fino a ieri(laltro) si è comunicato: non è attaccato alla terra, e ogni atteggiamento relativo al suo impiego ruota attorno alla banale considerazione che non ha fili, né di telefono né di computer.

Il cellulare (al pari di qualsiasi strumento portatile suo parente) è sempre con noi, ovunque stiamo, qualunque cosa a fare. Non solo. Esiste ormai una categoria di soggetti che il telefono (o il computer) fisso non lo possiede proprio. Dunque, se è vero che la "responsabilità" circa l'(ab)uso del telefonino è imputabile tanto a chi chiama quanto a chi è chiamato, il soggetto che "subisce" la chiamata/sms/mms/foto/alert - possessore dello "squillo" - ha necessità di porre maggiore attenzione al proprio comportamento rispetto al chiamante.

PER CHI CHIAMA. Il fatto di contattare qualcuno che potrebbe contemporaneamente essere impegnato a fare qualsiasi altra cosa dovrebbe quantomeno farci ricordare le normali cortesie d'uso buone per i telefoni fissi. Di certo, data la natura squisitamente "personale" del cellulare, farcisi passare da una segreteria è una ignominia (non è bello nemmeno sul fisso, va bene, ma qui siamo proprio all'orrore) superiore solo a quella di esordire: "pronto, sono la DOTTORESSA Pincopallis".

PER CHI RICEVE. Squilla o vibra il telefonino - vibra va già meglio, molto meglio - mentre lavoriamo con altre persone: che si fa? Naturalmente, avremmo dovuto spegnerlo o silenziarlo completamente. Non lo abbiamo fatto? D'accordo, può capitare. Allontaniamoci per il tempo più breve possibile. E se la chiamata si rivela (98% dei casi?) non indispensabile, prendiamocela con la nostra debolezza, che ci ha impedito di resistere all'impulso di rispondere, non col chiamante.

Infatti, diversamente dal telefono di casa, un telefonino è sempre lecito contattarlo: chi non si autotutela spegnendolo perde ogni diritto di lamento. Per carità di patria tacciamo circa gli alert dei social network: ciascuno faccia come crede in pubbliche circostanze, ma durante le riunioni di lavoro, per quanto stanche e inutili, soffermarsi a controllarli è terribile.

Inoltre. Chiesa, ospedale, concerto, biblioteca... niente squilli, strilli e fanfare, è chiaro, no? Ancora. E' vero che non è mai bello parlare al telefonino di fronte ad altri ma, se proprio si deve, molta differenza la fa il modo nel quale lo si usa, l'apparecchio.

Non è difficile: senza gesticolare, senza urlare, scegliendo un angolo, non al tavolo di un ristorante o al bancone di un bar (basta uscire dal locale), evitando smancerie e riferimenti personali e, soprattutto, comunicando in fretta.

Un'ultima cosa. Il numero di un cellulare dovrebbe venire offerto e non domandato (a chi tra i propri riferimenti omette di aggiungerlo bisognerebbe evitare di chiederlo: se voleva, ve lo dava lui, no?) e, naturalmente, va comunque scambiato di persona: se qualcuno che possiede il vostro lo passa ad altri - senza avvertire, peggio - sbaglia.

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IL SUGGERIMENTO DI UN LETTORE

Mi permetto di sottoporvi un supplemento di buona creanza alla vostra newsletter di oggi. Io credo che sia bene, in diversi casi, far precedere alla chiamata un sms: magari chiedendo all'interlocutore quando è possibile contattarlo, se non (eventualmente) il tema della conversazione. Con un cellulare, infatti, irrompiamo in una riunione di lavoro, in un pranzo, in un momento intimo del nostro interlocutore. Io, almeno, mi regolo così, a meno che non mi debba sentire con un familiare o con un caro amico. Sbaglio? RISPOSTA

Non è affatto sbagliato, anzi.

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