RUMORI IMPREVISTI A TAVOLA


13/10/2014

"Educare significa porre dei limiti agli istinti" (August Aichhorn, psicanalista austriaco [1862-1949]). C'è poco da discuterne, no? Eppure, se è vero che la molteplicità degli istinti non varia per latitudine, i limiti che l'educazione ha posto loro nel comportamento a tavola sono tanto differenti da lasciare sorpresi.

Le sensibilità su quel che rientra nella buona educazione e cosa ne è fuori variano incredibilmente in giro per il mondo e se è vero che anche alimentandosi in compagnia la globalizzazione spinge verso l'omologazione dei gesti, fuori dall'Europa occidentale i canoni di riferimento cambiano anche di molto.

Chi si è trovato in un qualsiasi ristorante in Polonia, Romania o Ungheria sarà rimasto colpito da due cose: l'uso disinvolto degli stuzzicadenti e il fragore con il quale si accompagna la consumazione di una pietanza in brodo (quest'ultima cosa, anche in Giappone). Si tratta di atteggiamenti vietatissimi che lì nessuno pensa di censurare.

Ma restiamo ai rumori. Una flatulenza a tavola rappresenta per noi un rischio da incubi notturni, mentre in Cina e Corea appare una circostanza sostanzialmente accettabile. Ancora, nel sud della Cina pulirsi mani e bocca alla tovaglia (che è bene non rimanga pulita) è normale, e anche sputare a margine del piatto o sotto al tavolo mangiando.

In Nepal e Indonesia il pasto è accompagnato dal suono delle mandibole, ma in chiusura di tavola ci si lava le mani, lasciando che sia il padrone di casa a farlo per primo. Masticare rumorosamente non è proibito nemmeno in Indocina, però stando seduti in terra - come lì è d'uso - viene considerata grande maleducazione mostrare le piante dei piedi.

In India il pasto si svolge in estremo silenzio, però alla fine... si rutta. Così è anche in molti altri paesi d'Oriente (per esempio in Cina, Corea, Cambogia, Bangladesh). E' diceria infondata, invece, che il rutto accompagni la "buona digestione" in medio oriente; in qualche modo è tollerato, ma di certo non viene apprezzato.

In Australia, a un barbecue può capitare di vedere gli ospiti leccarsi rumorosamente le dita: si può. Ci sono poi dei "non si può" che date queste premesse possono destar sorpresa e vale la pena di citare: in Nepal costituisce grave offesa fischiare a tavola, in Corea è proibito soffiarsi il naso.

Cesare Pavese diceva che la buona educazione non sta tanto nell'evitare comportamenti sconvenienti (se capita...) ma, soprattutto, nel saper reagire nel modo giusto. Di fronte a gesti, rumori, soffi, gorgheggi lontani dalla nostra sensibilità cui dovesse capitarci di assistere, ecco cosa fare: nulla.

Spetta al padrone di casa rompere l'eventuale, probabile silenzio seguito a un piccolo infortunio, semplicemente "cambiando discorso". Certo, ci vuole presenza di spirito a trovare subito la parola in grado di sciogliere l'imbarazzo... In caso di mancato intervento del "titolare", chiunque se la senta, può.

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