OLIMPIADI DA CERIMONIA


A Pechino è finita. Come ogni volta - sempre di più e velocemente negli ultimi venti anni, complice la mondovisione, la tecnica e il valore aggiunto (anche politico) dello sport - le Olimpiadi sono sembrate più grandi e diverse. Anzi, lo sono state. Eppure si svolgono da un secolo seguendo le (quasi) stesse regole cerimoniali.

I Giochi cominciano circa tre mesi prima, fra le rovine dell'antica Olimpia, dove una moderna versione di sacerdotesse elleniche (con tanto di chitone plissettato) accendono la fiamma con un particolare sistema di specchi concavi, così che non provenga da mano umana ma si origini direttamente dai raggi solari. Alla bisogna, per evitare una brutta figura in caso di assenza assoluta del sole, è comunque pronta una ciotola con del fuoco acceso nei giorni precedenti... Poi, la torcia (in realtà non ne esiste una sola: ciascun tedoforo ha la propria) comincia a girare il mondo. Le ripercussioni mediatiche del viaggio verso Pechino sono state moltissime e complesse, e naturalmente non è la prima volta che la politica entra nei Giochi Olimpici, che però in un modo o nell'altro sono stati più forti di tutto (a Berlino 1936 fu Adolf Hitler a pronunciare la formula d'apertura; a Mosca 1980 gli USA boicottarono i giochi, "cortesia" restituita dall'URSS a Los Angeles 1984; nel 1972 a Monaco ci pensò Settembre nero).

La Cerimonia d'Apertura, che avrà termine all'accensione del braciere, si apre con l'ingresso del Presidente del Comitato Olimpico Internazionale e del Capo dello Stato di casa. Eppure, nonostante l'importanza (numerica) della potenziale platea, di là della proclamazione di apertura al Presidente della nazione ospitante (al pari di qualsivoglia altro rappresentante governativo, o autorità pubblica o politica) non viene concessa la parola; né verrà lui (loro) concessa durante tutto il corso dei Giochi, nei siti olimpici.

La Grecia, patria dei Giochi, sfila sempre per prima, mentre la Nazione ospitante sempre per ultima. Ad Atene 2004 gli ellenici aprirono la parata con il proprio portabandiera, chiudendola con il resto della delegazione. L'ordine di sfilata delle altre Nazioni cambia in relazione all'alfabeto locale e a Pechino si è scelto di ordinarle secondo la "complessità" del primo ideogramma che compone il nome di ogni Paese in mandarino (l'Italia ha sfilato in 191° posizione).

Eppure, siccome in questa edizione, per la prima volta dopo Sydney 2000, le due Coree hanno ripreso a sfilare separatamente, il cerimoniale ha inserito tre altre delegazioni nel mezzo, per evitare imbarazzanti vicinanze. "Dichiaro aperti i Giochi di Pechino 2008, a celebrazione della XXIX Olimpiade dell'Era moderna". Questa la formula utilizzata dal Presidente della Repubblica Popolare Cinese Hu Jintao. Sempre la stessa, niente di più o di meno.

Ma a volte qualcosa succede lo stesso. A Sydney 2000 il Governatore Generale d'Australia Sir William Deane, dopo averla pronunciata, ha iniziato ad applaudire colpendo le aste dei microfoni che aveva davanti e provocando una persistente eco in tutto lo stadio. A Salt Lake City 2002, il Presidente George W. Bush, sulla scia dell'onda emozionale dell'11 settembre, riuscì a ottenere uno strappo al protocollo facendo precedere alla stringata frase d'apertura le parole: "A nome di una Nazione orgogliosa, determinata e riconoscente".

Acceso il sacro fuoco ha luogo un passaggio di colombe in segno di pace. Fino a qualche decennio fa il volo avveniva prima di accendere, ma a Seoul 1988 alcuni volatili andarono a posarsi sul bordo del braciere... Per prevenire l'effetto flambé, si scelse di traslare questo momento a dopo, eppure da allora, per non rischiar nulla, le colombe sono rappresentate solo simbolicamente, in cartapesta, con giochi di luci o altro. Le Olimpiadi durano sempre e solo 15 giorni. Durante la Cerimonia di Chiusura fa la propria comparsa protocollare (muta) il Sindaco della città ospitante la prossima edizione. Il 24 agosto il testimone è stato consegnato dal Sindaco di Pechino al suo omologo londinese, che sarà padrone di casa dei XXX Giochi Olimpici, nel 2012. Ogni volta più discipline, più atleti, maggior necessità di comunicazione, maggior complessità: per chi fa questo mestiere, probabilmente non esiste al mondo cosa più difficile da gestire, eppure ogni volta qualcuno ci riesce. C'è da essere ottimisti, no?

Grazie a Gianfranco Giancaterino.

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